
Anfiteatro Flavio
Un pezzo di storia Romana
L'Anfiteatro Flavio è uno dei due anfiteatri romani esistenti a Pozzuoli. Costruito nella seconda metà del I secolo d.C., è stato realizzato per gestire l'incremento demografico di Puteoli (l'antico nome di Pozzuoli), che aveva reso insufficiente il precedente edificio dedicato agli spettacoli pubblici. È secondo solo al Colosseo e all'anfiteatro Campano di Capua in quanto a capienza. Infatti, l'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli è stato attribuito agli stessi architetti del Colosseo, del quale è di poco successivo. Non si sa con precisione quale imperatore abbiano commissionato la sua costruzione, ma si ipotizza sia stato commissionato in età Flavia.

Un pezzo di storia Cristiana
Durante le persecuzioni di Diocleziano, nell'aprile 305 i cristiani Gennaro, Festo, Desiderio e Sossio furono condannati ad essere sbranati nell'Anfiteatro. Il giorno dopo, tuttavia, per l'assenza del governatore stesso oppure, secondo altri, perché si era accorto che il popolo dimostrava simpatia verso i condannati e quindi per evitare disordini, il supplizio fu sospeso. Secondo la tradizione Cristiana però, il supplizio fu mutato per l'avvenimento di un miracolo, infatti, le fiere si inginocchiarono al cospetto dei quattro condannati, dopo una benedizione fatta da Gennaro. Furono poi decapitati nei pressi della Solfatara insieme ai puteolani Procolo, Eutiche e Aucuzio.
A ricordo della loro permanenza nell'anfiteatro, intorno al XVII - XVIII, la cella dove furono rinchiusi prima dell'esecuzione della condanna ad bestias (il condannato per sopravvivere era tenuto a battersi nell'anfiteatro con le bestie feroci. Se ne usciva indenne, veniva liberato dal magistrato presente per premiare il suo coraggio e riconoscergli la benevolenza del fato), divenne una cappella dedicata al culto dei santi lì imprigionati, soprattutto a quello di San Gennaro, al quale è stata intitolata; ciò è testimoniato da due lapidi poste al suo ingresso. Fu decorata con un altare maiolicato e una statua in ceramica raffigurante i santi Gennaro e Procolo che si abbracciano.

La Struttura
La struttura, di pianta ellittica, misura 149 x 116 metri. La facciata esterna, comprendeva tre ordini di arcate sovrapposti, poggianti su pilastri e sormontati da un attico.
All'interno, a cui si accedeva attraverso i quattro ingressi principali o attraverso altri dodici secondari, si trovava l'arena, sul cui perimetro si aprivano diverse botole, anche lungo la "fossa scenica", le quali venivano chiuse con tavole di legno durante gli spettacoli, da dove facevano la loro entrata le belve (tigri, leoni e giraffe). La cavea, divisa in tre livelli di gradinate (ima, media e summa), permetteva di contenere fino a 40.000 spettatori.
Nei sotterranei, posti a circa 7 metri di profondità, sono tuttora visibili parti degli ingranaggi per sollevare le gabbie che portavano sull'arena belve feroci e probabilmente altri elementi di scenografia degli spettacoli.
